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La ricerca del bello nella parola scritta.

Da quando ho iniziato a scrivere ho sempre manifestato una particolare attenzione per il lessico, attenzione che è cresciuta costantemente nella ricerca della purezza espressiva e della funzionalità simbolica della parola.

È così che negli anni ho raggiunto quello che è stato definito un linguaggio scritto innovativo; per me semplicemente “il mio linguaggio scritto”.

Parecchi anni fa un redattore scrisse la mia prima nota biografica e il mio stupore fu immenso quando mi accorsi che altri, oltre me, intravedevano nei miei versi le mie conquiste, il superamento dei mei limiti nella parola, la ricerca di un lessico sempre nuovo.

Compresi in quel momento che non mi sarei più fermata in questo percorso alla conquista del linguaggio.

La ricerca del bello nella parola divenne il centro di ogni mio componimento.

Durante i miei studi mi resi conto che l’inclinazione al senso estetico è il fondamento di ogni arte. La bellezza è in ogni campo: le arti figurative, la filosofia, la psicologia e financo la scienza sono incentrate sul concetto di bello.

Ho memoria delle definizioni di bello nel Dizionario di filosofia di Nicola Abbagnano.

Secondo Platone grazie alla bellezza l’uomo rivolge lo sguardo alle idee, contemplandone la perfezione che lascia traccia di sé nella mente umana attraverso i ricordi. Il bello si manifesta attraverso l’amore per il sapere.

Per Aristotele è bello tutto ciò che corrisponde ad un ordine simmetrico e proporzionato e attraverso gli occhi la bellezza penetra in te per illuminare il tuo spirito.

“Ciò che piace universalmente e senza concetti” è il bello come espressione sensibile di Kant che nella sua Critica del giudizio, lo definisce, in sé e per sé, un valore come il bene e il vero.

Hegel vede nel bello la manifestazione sensibile dell’idea, del pensiero assoluto, identificando in tal modo bellezza e verità

E ancora il bello come perfezione espressiva.

La bellezza basta a se stessa, viene colta nella sua essenza sensibile, penetrando nella profondità dell’anima di chi ne fruisce liberamente.

Il bello dunque come manifestazione del bene e del vero, come simmetria, come espressione sensibile, come perfezione espressiva.

E lì la parola… nel bello la ricerca del linguaggio, lì la mia parola, lì la mia poesia.

Perché la poesia non la vai a cercare, non la scrivi perché decidi di scriverla, la poesia ti cade addosso un po’ come una pioggia improvvisa in un pomeriggio d’estate; come l’acqua ti bagna e penetra la tua pelle e non puoi fare a meno di sentirla. Ma non basta. No, non basta e si ha il dovere di comprenderla e di compierla.

La poesia non resta mai incompiuta poiché tutte le parole hanno un senso e un significato.

Le parole non possono essere usate a caso. Nella poesia tutto ha senso (o non lo ha affatto) e il poeta ha il dovere di governare il valore simbolico di ogni sua parola.

 

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