Tratto dall’intervista di Caterina Aletti in occasione dell’uscita del libro “Sigillo in ceralacca – Wax seal”
La scrittura come valore testimoniale. Cosa ha voluto salvare e custodire dall’oblio del tempo con questo suo libro?
La scrittura ha la virtù di fermare la parola sulla carta e di renderla eterna. Basti pensare allo “scripta manent” della popolarissima locuzione latina o alle annotazioni delle civiltà mesopotamiche. Quando ho iniziato a scrivere ero più giovane e probabilmente più incosciente. Ignoravo il grande valore testimoniale della scrittura e credevo che la parola e soprattutto il verso potessero essere mera espressione emotiva. Scrivevo “di pancia”. Ben presto compresi che la parola, una volta scritta e poi pubblicata, assume un valore universale e, in virtù di questo, non ci appartiene più del tutto ma è consegnata all’umanità, al lettore e attraverso le pagine dei libri viene tramandata. Iniziò allora una lunga fase di silenzio scritto perché mi resi conto di non poter lasciare testimonianze che non avessero un forte valore e lavorai moltissimo non solo ai testi che scrivevo ma principalmente al mio rapporto con essi. Io li partorivo, li facevo crescere e poi dovevo liberarli e consegnarli come se ciascuno di essi fosse un figlio. Esattamente! Le mie poesie, le mie raccolte, i miei libri sono figli miei. La fase del distacco non è semplice, come non lo è nessun momento in cui si è costretti a lasciar andare. Questo periodo della mia vita coincide con due esperienze molto forti, la maternità e i lutti più pesanti che ho dovuto elaborare. Non saprei dire se una cosa abbia influenzato maggiormente l’altra. Le esperienze del mio vissuto sono determinanti nella mia scrittura e scrivere mi ha sempre aiutata ad affrontarle, in una scambievole posizione che annulla la dicotomia delle cose.
Con questo libro ho voluto conservare un pezzo segreto della mia vita; una lettera che avrebbe avuto un solo destinatario è divenuta universale e, consegnandola al lettore, l’ho lasciata partire. Una sorta di messaggio nella bottiglia che adesso vaga per i mari.